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Psicoterapia l’ansia e l’attacco di panico

By Aprile 21, 2020 Dicembre 29th, 2022 No Comments

“Supponete che i pensieri siano palloni: l’ansioso ci si ferirebbe lo stesso”

Henri Michaux

In una sua famosa citazione, Robert Owen scrisse: “Nel mondo siamo tutti matti, tranne me e te; ma anche tu sei un pochino strano”. In realtà e per nostra fortuna, siamo tutti un pochino ansiosi e in tante sono le persone ad esserlo più di altre, spesso arrivando al punto di condurre una vita tragica.

Robert Owen era un riformatore sociale inglese che visse a cavallo tra il settecento e l’ottocento, la sua battuta è valida perché ci suggerisce quanto tutti noi siamo portati a notare i comportamenti “strani” degli altri, più di quanto siamo in grado di osservare i nostri che spesso magari lo sono anche di più, un atteggiamento questo che è molto noto agli psicoanalisti, ma che già l’evangelista Matteo, aveva sottolineato nel suo: “perchè guardi la pagliuzza che c’è nell’occhio del tuo fratello e non vedi la trave che c’è nel tuo occhio?

La cosa certa è che ognuno di noi, anche se in modi differenti, ha delle manie, delle fissazioni e delle abitudini “ridicole” diverse, e che tutto dipende dal grado di comportamento che, quando è appena accennato non disturba affatto e anzi può anche essere utile, ma quando invece risulta troppo marcato, assorbe le nostre energie psichiche a tal punto da divenire decisamente limitante per la nostra vita.
La parola “ansia” deriva dal termine latino “anxius” che significa affannoso, inquieto, e la radice di questo termine è quella del verbo latino “angere” che vuol dire strigere, soffocare. In una condizione di normalità l’ansia è uno stato di attivazione, di carica psicologica e organica, che ci consente di affrontare i problemi quotidiani con quella grinta necessaria per la loro risoluzione, è una tensione positiva e creativa, alla base dell’intelligenza, fa parte della natura umana, a partire dall’infanzia con la paura dell’ignoto, per proseguire nell’arco della vita, concludendosi con la paura di quell’ignoto che è la morte. Quando l’ansia è patologica ci sono una serie di combinazioni di emozioni negative, non commisurate alla situazione e che si verificano in assenza di reale pericolo. La sindrome ansiosa può esprimersi con una serie di: Sintomi Cognitivi, come inquietudine e tensione interiore; Psicomotori-Comportamentali, come agitazione psicomotoria; Vegetativi, come pallore, iperidrosi e tachicardia.

L’ansia può originare da tre fattori principali:

Biologici, in questo caso si prevede che i sintomi dell’ansia siano causati da uno squilibrio dei neurotrasmettitori messaggeri chimici, come la serotonina e la noradrenalina;

Cognitivi, cioè da una aspettativa di pericolo rappresentata da una serie di processi mentali volti a valutare se stessi e la situazione in cui ci si trova;

Comportamentali, attivati per reagire alla situazione e ristabilire le condizioni ottimali di benessere, affrontando il problema di petto, oppure evitando e rimandando il problema e ottenendo un senso di sollievo immediato.

Tra i disturbi d’ansia troviamo il Disturbo di panico (DP), che è tra i disturbi psichiatrici più diffusi, sebbene le manifestazioni siano acute e si sviluppIno in un lasso di tempo molto breve che va dai 10 ai 20 minuti, è una patologia che tende a cronicizzare, caratterizzato dal susseguirsi di uno o più attacchi di ansia acuti (sintomi somatici prevalentemente respiratori e cardiaci), e psichiatrici (senso di derealizzazione, senso di depersonalizzazione, paura di morire o di impazzire).
Solitamente l’esordio del DP avviene tra i 20-24 anni e se il disturbo non verrà trattato tenderà a cronicizzarsi, è più comune nelle femmine rispetto ai maschi e c’è un tasso di morbilità superiore nei familiari di primo grado.

Gli attacchi di panico possono verificarsi anche la notte, in questo caso si tratterà di avere difficoltà ad addormentarsi o avere risvegli dal sonno con intense sensazioni di ansia e paura. Alcuni credono che gli attacchi di panico notturni siano semplici incubi, tuttavia a differenza di un incubo, quando una persona avrà un attacco di panico notturno non ricorderà il sogno e la condizione di ansia permarrà per lungo tempo, influenzandola nella sua qualità di rilassamento e di sonno.

L’indagine psicoterapeutica mette in risalto una serie di tratti e vissuti che caratterizzano sistematicamente l’infanzia del paziente DAP, nel periodo evolutivo questi soggetti vivono infatti un clima caratterizzato da apprensività e iperprotezione da parte della figura materna che avrà un’immagine del proprio figlio idealizzata.
Questo atteggiamento relazionale mette in evidenza un inconscio rifiuto materno di alcuni tratti della personalità del figlio, che verranno sostituiti con altrettanti tratti idealizzati. In questa dinamica  il figlio risponderà tentando di fare propri i tratti che la mamma proietta in lui sviluppando un “falso sè”, cioè una maschera psicodinamica che eserciterà una funzione rassicurante e protettiva, come risoluzione all’ansia dell’abbandono e del rifiuto materno. Infatti il bambino ha bisogno dell’accettazione materna e la presenza di sentimenti di inadeguatezza, pongono il suo fragile “Io” nella condizione di costruire e aderire gradualmente ad una artificiosa immagine di sé vivendo questo costrutto come reale e fonte di sicurezza per neutralizzare l’ansia abbandonica.

I disturbi d’ansia vengono curati con i farmaci associati alla psicoterapia, infatti il farmaco da solo risulterà efficace durante l’assunzione da parte del paziente con DAP, ma all’interruzione della farmacoterapia la sintomatologia si ripresenterà. Gli psicofarmaci infatti riducono l’intensità dei sintomi, ma sembra che lascino inalterate le loro cause. La psicoterapia che viene utilizzata è solitamente di tipo cognitivo-comportamentale (TTC), molto efficace per combattere i disturbi d’ansia, l’approccio cognitivo aiuterà il paziente a cambiare gli schemi di pensiero che stanno alla base delle sue paure, mentre l’approccio comportamentale modificherà il modo di reagire alle situazioni che gli scatenano l’ansia. Anche l’ipnosi risulta spesso efficace per curare i disturbi di ansia e attacchi di panico, è una tecnica che si basa sulla provocazione di uno stato di trance della persona, finalizzato a generare uno stato più ricettivo verso gli stimoli provenienti dal subconscio.

Personalmente per la cura del DP utilizzo un tipo di Psicoterapia chiamata EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari), un metodo ideato dalla psicologa statiunitense Shapiro Francine nel 1987 . L’EMDR e stato utilizzato con successo anche per curare i sopravvissuti e i familiari delle vittime del crollo delle torri gemelle dell’undici settembre del 2001.

Per concludere si può sostenere quindi che l’ansia abbia due volti e con uno di questi può rovinare e sconvolgere l’esistenza di una persona e di coloro che gli vivono accanto, con l’altro volto invece spinge al miglioramento e all’applicazione del proprio ingegno, con un effetto costruttivo. Quando subentra l’attacco di panico il soggetto che ne soffre svilupperà “la paura della paura”, avrà paura di avere l’attacco di panico e quindi sarà sempre teso e preoccupato. Per affrontare in modo curativo dal punto di vista psicologico i disturbi d’ansia e l’attacco di panico, la cura migliore rimane la psicoterapia associata quando necessario al supporto farmacologico.

 

Dr. Antonello Melis
Psicologo • Psicoterapeuta
Cagliari

Tel. + 39 320 2691668

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